Ambra Guffi – Studio Associato RiPsi

[…] “Avrei potuto stare zitto, ma non l’ho fatto, ho detto chiaramente al professore che studiavo due ore fisse al giorno e ottenni una risposta stizzita come se l’impertinenza fosse partita da quella mia affermazione.” – Evidentemente non hai capito come si studia – “ mi dissero allora e questa fu solo la prima delle risposte assurde che mi sono state date.” […] Demone bianco di Giacomo Cutrera (giovane autore dislessico).

Ma come risponderebbe un qualsiasi studente alla domanda “come si studia?” Probabilmente direbbe che il modo per studiare consiste in leggere, sottolineare e, infine, ripetere. Qualcuno potrebbe aggiungere che talvolta servono dei riassunti o dei piccoli schemi. Di rado potrebbero rispondere che serve un metodo, una strategia o un’organizzazione mentale ma anche concreta/visiva.

Cosa significa, quindi, imparare “come si studia”? Significa definire un metodo, definire una modalità efficace di apprendimento.

Il vocabolario Treccani definisce così la parola “metodo”: il modo, la via, il procedimento seguito nel perseguire uno scopo, nello svolgere una qualsiasi attività, secondo un ordine e un piano prestabiliti in vista del fine che s’intende raggiungere; talora indica più esplicitamente l’ordine, e anche la regolarità costante con cui si procede.

Il metodo di studio per gli studenti con Disturbo Specifico dell’Apprendimento(D.S.A.) è senza dubbio un aspetto fondamentale su cui è importante lavorare, in misura maggiore rispetto ai coetanei senza difficoltà di apprendimento. Perché? Per ottimizzare i tempi di esecuzione, aspetto che spesso risulta carente nei D.S.A., per supportare la memoria di lavoro, anch’esso spesso carente nei D.S.A. e per fornire un supporto visivo, molto spesso presente come punto di forza nei D.S.A. .
A tal fine è fondamentale inserire nella routine quotidiana tutti gli strumenti compensativi necessari all’apprendimento.

Lo studio è un processo organizzato in diverse fasi:

  • Pianificazione/organizzazione del lavoro e dei tempi;
  • Lettura/ascolto con sottolineatura dei concetti chiave e comprensione di quanto letto (anche grazie alle immagini e al materiale presente sulla pagina di studio);
  • Attivazione delle strategie di elaborazione mnemonica;
  • Ripasso in funzione della tipologia di prova (interrogazione versus prova scritta).

Tutte queste fasi risultano critiche in uno studente con D.S.A., a partire dall’organizzazione e dalla pianificazione dell’attività di studio, quindi gli studenti D.S.A. spesso necessitano di un supporto allo studio. Ma chi svolge questo supporto? E’ la famiglia solitamente ad essere chiamata in causa, ma perché questa non risulti gravosa sul benessere famigliare devono essere presenti alcune condizioni particolari: se il rapporto con i figli non è conflittuale; se il minore accetta aiuto dal genitore; se c’è stata una buona accettazione della diagnosi da parte della famiglia; se è presente una buona collaborazione con la scuola. Se una di queste variabili viene meno, le famiglie spesso si rivolgono ad un “aiuto compiti”, spesso uno studente universitario, solo di rado un tutor DSA/BES specializzato.

Il tutor DSA/BES specializzato è una figura sempre più presente nel panorama dei professionisti specializzati (solitamente psicologi e pedagogisti con specifiche specializzazioni nell’ambito dei D.S.A.) ed è proprio quest’ultima la figura idonea per la costruzione del percorso scolastico di un minore certificato D.S.A. che deve affrontare i cambiamenti nel proprio metodo di studio, accettare l’utilizzo di strumenti compensativi e accettare che vengano attivate per lui misure dispensative (ad esempio avere una verifica con carico ridotto).
In ultimo, è il tutor DSA che deve facilitare la creazione e mantenere attiva la rete di comunicazione tra i diversi protagonisti della vita del minore (famiglia, scuola e specialisti), fondamentale al fine di garantirne il benessere. Il Tutor D.S.A., quindi, non è né un insegnante di sostegno né un “ragazzo delle ripetizioni”, è la persona che sostiene la crescita personale dello studente grazie ad un intervento specialistico personalizzato che ha come obiettivo l’autonomia dello studente nello studio.

Per aiutare lo studente con D.S.A. nel proprio processo di apprendimento è consigliabile:

  • definire un piano giornaliero, settimanale e/o mensile, in cui schematizzare i momenti dedicati allo studio e allo svago e che sia realistico e affrontabile. In questo planning sarà fondamentale che nella settimana ci sia lo spazio per attività sportive e sociali e nella programmazione giornaliera siano presenti “pause” ogni 20/30 minuti di lavoro a seconda dell’età dello studente;
  • attivare strategie per comprendere l’argomento (ad esempio scorrere il testo richiamando conoscenze apprese precedentemente e ipotizzando i contenuti dell’argomento in base a titoli, sottotitoli e figure);
  • utilizzare gli strumenti compensativi tecnologici di supporto alla lettura (sintesi vocale);
  • individuare le parti importanti (sottolineare attivando strategie visive per memorizzare) e le parole chiave;
  • porsi domande per verificare la comprensione o utilizzare quelle presenti sul libro;
  • verificare la presenza di mappe e riassunti a fine capitolo e crearsi propri schemi/scalette (ancora meglio se ricche di immagini, utili come sussidio mnemonico).

Il lavoro del tutor è anche quello di sollecitare i processi di metacognizione, approfondire i nostri pensieri e, quindi, anche di conoscere e dirigere i nostri processi di apprendimento. Il lavoro sulla metacognizione è un processo di autoriflessione su ciò che stiamo imparando, come lo stiamo imparando e su quali sono le motivazioni che ci spingono a imparare. Questo lavoro ha ricadute positive non solo metodologiche, ma anche nel rinforzare l’autostima e il senso di autoefficacia del minore.

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